Faccio tre osservazioni:
1. Non mi ricordavo più che nel 1972 Spadolini fosse direttore del <i>Corriere della Sera</i> Nel '70-71 (dopo l’autunno sindacale del 1969), periodo di applicazione dello Statuto dei lavoratori e di grosse trasformazioni del mondo del lavoro e non solo, quando, giovane terrone, mi sono trasferito a Milano per lavoro, leggevo <i>Il Giorno</i>, quotidiano di proprietà dell'ENI, con direttore il socialista ed ex partigiano Italo Pietra, e che annoverava giornalisti del calibro di Giorgio Bocca e Gianni Brera (che poi ho ritrovato con <i>la Repubblica</i>, nel 1976). Poi, dal '72-73, passai a leggere <i>Il Corriere della Sera</i>, dopo che ne era diventato direttore Piero Ottone, che aveva spostato a sinistra la linea del giornale e chiamato Pierpaolo Pasolini a scrivervi i famosi “Scritti corsari”, tra cui quello memorabile del Processo alla DC (di cui il PRI – lo dico come un fatto, non un’accusa - è stato alleato per un trentennio, fino a tangentopoli).
2. Che c’entra solo Renzi col liberalismo? Il liberalismo (a prescindere da Remzi, che non è di destra) non è monopolio della destra, della quale è invece esclusiva il liberismo.
3. La Ragione – se sta per razionalità o fondamento legittimo o giusta causa (cfr. <i>Treccani</i>) - non sta solo a destra, anzi. A mio avviso, la sola enunciazione di questo “principio” è indizio di manicheismo, irrazionalità, fanatismo. E’ un lapsus freudiano, più rivelatore di una confessione.
Vincesko
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